Elogio alla pigrizia

Quanto più bello sarebbe il mio  corpo fermo
la schiena che disegna geometrie di pieghe e
oscure grafie di segni sul cuscino
             senza strategie né pensieri.
Puntare pigramente con lo sguardo il
Paul Verà sulla parete
assecondare mollemente la sua astuzia
di abbandonare ad altri, alla
bonheur il fare del tempo, e allora
quanto più bello sarebbe amarti
solo nel volo del respiro
come un’ape pigra
                      essere dell’amore e della poesia
il controsenso e, senza energia animale,
starmene nell’approssimazione delle intenzioni
essere il vizio sdraiato nell’indefinito, la massa sul margine
di una particella elementare, essere il prima  prima del poi
la calma, prima del vagolare dei protoni, prima del caos,
prima delle stelle
prima del big bang dei pianeti dei buchi neri
essere Pangea, la stasi
prima della deriva, prima di qualsiasi incontro
essere ancor prima della dimensione inesplorata delle stringhe e allora
quanto più bello sarebbe scriverti questa poesia
                                                                  –
domani
respirarla ora soltanto nell’inerzia che arriva nei polmoni
come aria ferma
                           –
domani
starmene immobile

nel prima del sopravvivere al disastro di quello che di te oggi rimane

 

da Notturni: La finestra di un inverno

La finestra di un inverno

Ho un conto lasciato aperto
un debito insoluto
avrei dovuto farne un museo di quelle quattro mura
avrei dovuto lasciare note sulle pareti
illuminate dall’eternità di piccole luci – la notte senza il buio,
la finestra di un inverno, fuori di qui la scheggia inutile dell’universo-
cose così
brevi ed oscure
e la gente entrando avrebbe subito compreso
che qui l’amore non aveva avuto vie di fuga
ora quando di sera alzo lo sguardo
verso le sue cornici di adesso
anodizzate,
dorate, come se fossero sempre in festa
dietro la banalità delle tendine inamidate
c’è l’arroganza di una luce che non mi so spiegare
– come fa ad esserci ancora vita
– dopo il finito di tanto amore? –

La Dimora del Tempo Sospeso: “Terramare”

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Era il lontano 2012 quando “Terramare” fu accolta da una piccola ma molto seria casa editrice per una pubblicazione. Sarebbe stata la mia prima e di certo per me un bel traguardo, suppongo…
In realtà da quel lontano giorno iniziò una serie di rinvii dovuti a programmazioni già in corso attraverso le cui maglie “Terramare” scivolava sempre come acqua dalle maglie di un setaccio.
Oggi “Terramare” ha la sua Dimora. Ne sono felice. Grazie M.S.

  Terramare

Da Terramare: Intras’acta

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L’inverno qui non è una stagione, è un improvviso,
è come quando si dice “intras’acta”
e il cielo allora si schiaccia sulla collina
e il mare si rigira inquieto

Sotto il paese resta, le voci sono il suo sonno
mentre l’ovunque diventa un sogno di chissà quale mattino
svanito
nell’attesa dell’inizio del secondo atto.

Nessuno ancora se n’è accorto.

da Mai dire Mai: Scrivi all’autore

scrivi all'autore

a m.a.
caro marco, ti ho cercato
per rimediare ad un incontro che
non è mai stato
ti ho cercato ma è stato invano
scrivi all’autore però è scritto
e allora io prendo carta e penna e
faccio come in quella poesia
ti tocco come fece il vino
dentro la tua bocca, ti tocco
io viva e tu morto, ti tocco
con questa eternità spicciola
che a volte tesse la parola
lo sai , caro marco, che qui tutto è cambiato
eppure tutto é rimasto lo stesso:
sul lungomare le palme sono crollate
ad una ad una divorate , vinte
come lo siamo noi
che come allora ci facciamo l’un con l’altro muro
ora ci basta compiacerci fino a creparci
sostituendoci alla furia degli insetti,
noi però restiamo in piedi, come pupazzi,
e convinti di averla avuta vinta sul vento e sul tempo Continua a leggere “da Mai dire Mai: Scrivi all’autore”

Un poeta leggerà una poesia per te

cafè cafè cafè- m.cimini

Non ho mai ben compreso gli intenti dei cosiddetti tq, non completamente, e non so se abbiano inciso un segno o se quelle intenzioni siano poi naufragate del tutto, ma anche senza voler entrare nel merito delle polemiche che hanno accompagnato il movimento fin dal suo nascere non posso negare categoricamente che chiunque scriva non abbia dovuto, negli ultimi tempi, confrontarsi, nel bene e nel male, con questa “generazione entrante”.

Il movimento, infatti, se ha il merito di aver dato una accelerazione al solito lunghissimo iter di sdoganamento delle nuove voci in ambito letterario ha anche creato come una sorta di aura intorno alle stesse investendole di una capacità interpretativa della realtà e di una connessione con la stessa come se fossero le uniche possibili. Alle giovani voci si é attribuito una contemporaneità i cui canoni però sono sembrati a volte definirsi ancor prima del suo compiersi, come se la realtà potesse presentarsi conseguente alla teoria. Ciò, come c’era d’aspettarsi, ha generato non poche “turbolenze” fra i sostenitori della generazione entrante , quella uscente e inevitabilmente anche fra coloro che a torto o a ragione non erano stati considerati appartenenti né all’una né all’altra categoria.
Ma quello dei TQ almeno ha rappresentato un tentativo, forse con troppe risposte premature e poca attenzione alle domande.

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da 52 Parole Poetiche: Foglia

John_Register

[…]Oh! lift me as a wave, a leaf, a cloud! I fall upon the thorns of life! I bleed![…]

Percy Bysshe Shelley – da “Ode to the West Wind”

C’era la foglia. L’ultima. Come un segnale, come un ammonimento, come una bandiera, come un’indicazione, come un richiamo, come un avvertimento, come un vessillo, come un appello, come una traccia, come un segno, come un monito, come un simbolo, come un annuncio, come un presagio, come una minaccia, come una voce. L’ultima. Poi si staccò. Nel nulla dell’aria tracciò un volo leggero e scomposto, un attimo dopo si era già unita al silenzio della terra. Cosa era?

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da Mai dire Mai: I cercatori d’oro

1958 Milton Avery -  Green Sea

il giorno dopo la tempesta il mare cede al verde opale
e sulla riva si vedono i cercatori d’oro due tre
gli occhi bassi uno a seguire distante l’altro
l’uno attento ad arraffare quello che all’altro forse è sfuggito
un cerchietto d’oro storto una medaglietta malridotta il mozzone di una catena
la saggezza del mare restituisce tutto ciò che al mare è superfluo
e a noi che restiamo a guardare l’illusione
che quello che abbiamo perduto
non è mai perduto davvero, è solo passato in altre mani

da 52 Parole Poetiche: Corpo

Ernst Haas Egyptian Boys- 1954

“Attorno a questo mio corpo/ stretto in mille schegge, io/ corro vendemmiando, sibilando/come il vento d’estate, che/si nasconde; […] Amelia Rosselli – da Sleep- Poesie in inglese- Garzanti- 1992

C’era il corpo. Tutti per sé ne volevano uno. Per abbracciarlo diceva qualcuno, per pettinare i capelli bianchi del suo capo diceva un altro, per sentire il suo suono mentre,corpo nel corpo,cresce lo volevano altri, per guardargli dentro dicevano quelli più audaci. Ma poi si mandavano lettere anonime in cui scrivevano di uteri monumentali, di dosi massicce di medicine sperimentali, di luoghi oscuri, di soffitte di lacrime impregnate di ricordi immaginari. Il corpo ce la metteva tutta per farsi reale, ma poi sfinito scompariva. Girava voce che si fosse solo addormentato e che presto per loro si sarebbe svegliato continuavano a mentire.

da 52 Parole Poetiche: Eternità

Luigi Ghirri ©- Formigine- 1985- da Il profilo delle nuvole

[…] Something to do with violence/A long way back, and wrong rewards,/ And arrogant eternity.[ ]
Philip Larkin – “Love Again” – Collected Poems -Farrar Straus and Giroux, 2001-

C’era l’eternità. Saremo giovani per sempre si rallegravano i giovani. Saremo vecchi per sempre si rammaricavano i vecchi. Soffriremo per sempre si disperava chi stava soffrendo. Gioiremo per sempre gongolava chi stava gioendo. Ameremo per sempre esultava chi stava amando. Odieremo per sempre s’arrovellava chi stava odiando. Ma cos’è l’eternità? qualcuno iniziò a chiedersi. Studiosi allora ipotizzarono teorie equazioni ed algoritmi, pittori e scultori cercarono ogni possibile sfumatura e forma, poeti e scrittori e compositori scrissero ogni possibile sequenza di parole e suoni. Per millenni, e tuttavia invano. Eternità era ciò che non era mai stato. Per sempre.

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Da 52 Parole Poetiche: Neve

Andrew Wyeth-SnowFlurries.- Study 1953

                                    […]A snowflake, a blizzard of one,weightless,entered your room[…]
da: A piece of the Storm- Blizzard of One- Mark Strand- Alfred A. Knopf- New York- 2006

C’era la neve. Qualcuno lo diceva come se avesse detto nave, neve: come una nave è sul filo dell’orizzonte prima di cadere e così anche la neve viaggiava dall’alto sul filo dell’aria, lenta verso il basso fino a perdersi sull’asfalto. Un attimo soltanto si era posata la neve sull’asfalto, bianca, così era stata anche la spiaggia, neve l’aveva dipinta come una spuma addormentata, e tutti sentivano una meraviglia sospesa e brada. Quando si era risvegliata, tutti si risvegliarono nel medesimo istante, e come un sogno tradito dall’alba nessuno più ricordò né il viaggio né il posto in cui la neve li aveva portati quando dal basso li aveva presi con sé.

da Mai dire Mai: Come continuare a scrivere…nonostante tutto

Ed ruscha-It's only vanishing cream-1973

Prendi un’alba, falla tua come se fosse del mondo che conosci
Prendi una notte,falla tua come se fosse del mondo che non conosci.
Oggi. Ieri. Oggi. Ieri etc
Non voltarti, dietro di te ci sono solo fantasmi
Non guardare avanti, davanti a te ci sono solo ombre
Sei solo? Sei solo.
Ora scrivi, se è proprio questo quello che vuoi,
non dirlo mai veramente a qualcuno

Il “trentunesimo”: Poet be like God

Il trentunesimo

Negli anni in cui ho scritto poesia ho partecipato, di tanto in tanto come tanti altri suppongo, con uno o più testi a qualche concorso. Perché l’ho fatto? Non saprei dare una risposta secca, posso dire che nel corso degli anni le motivazioni sono mutate, ma credo che sarei insincera se facessi finta d’ignorare che la madre di ognuna di esse sia stata l’intima rincorsa a voler dare, come chiunque scriva, anche quelli che non l’ammetterebbero mai, un agognato appagamento al mio Io artistico.
Ma non è di questo di cui in realtà ho intenzione di scrivere oltre, bensì di una piccola regola che spesso è fra quelle che si trovano elencate in questi concorsi: le poesie rigorosamente non devono superare i trenta versi.
Non è che mi senta particolarmente minacciata o discriminata da questa regola, le mie poesie difficilmente superano questo limite, semplicemente m’incuriosisce il numero. Perché non cinque? o ventidue? No, trenta. Che sia più o meno importante il concorso, che sia nazionale o connesso alla sagra della bruschetta, la regola comune è che il confine dell’impeto poetico non varchi il trentesimo verso, come se oltre questo l’attenzione vacillasse o come se i giurati preposti all’ insindacabile giudizio tenessero principalmente alla ragioneria del dare e dell’avere – ti leggo ma solo fino a trenta- .
Questo è uno dei tanti misteri che si muovono in questo fantastico mondo della letteratura, imponderabile, come tutti gli altri che lo governano, spesso regolati da direttive dettate dal dio di turno.
Ma Jack Spicer dice – Poet be like God– e questo dio come l’arte non conosce regole, entrambi, thanks god, sono indisciplinati.

Oggi è il trentunesimo giorno di dicembre, l’anno finisce qui, ma la poesia continua…

il mio augurio?

                                      siate indisciplinati!!!

un sorriso più lungo imparato
da Secondo amore- Antonia Pozzi

con gli arresti bruschi delle peripezie
da Viva e Morte separata- Paul Eluard

sarà sarà perché non sia domani”
da Sarà Sarà – Alfonso Gatto

“di un antico tremore”
da You, wind of March- Cesare Pavese

“ rincasa disgustato”
da La Ragazza Carla – Elio Pagliarani

“si mise tutta la stupidità e la crudeltà del presente”
da Marlyn- Pier Paolo Pasolini

“dei corvi”
da Incitamenti- Mario Luzi

“ Ercole furibondo ed il Centauro”
da La Signorina Felicita-Guido Gozzano

“la mente indaga accorda disunisce
da I limoni- Eugenio Montale

“E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti”
da La Chimera- Dino Campana

“ gli uomini di tutti”
da Il Borgo- Umberto Saba

“evocate per poco nella spirale del vento”
da Ancora sulla strada di Zenna- Vittorio Sereni

“Era così bello parlare”
da L’uscita mattutina- Giorgio Caproni

“io vedo tutte le insidie”
da Xanti- Yaca- Vittorio Bodini

“e a lei che sul punto di partire”
da L’India- Mario Luzi

“Ma tu l’hai assolto? Non te ne stavi distratto”
da Elegie Duinesi- Rainer Maria Rilke

“e dovrà accompagnarmi fino alla fine”
da Un Lettore- Jorge Luis Borges

“scostate dal braccio robusto”
da La Maestra Morchet vive- Andrea Zanzotto

“ Prendono a studiare Dobroliubov ( per odiare il male)”
Da La mia Università- Vladimir Majakovskij

“È bello non sapere. Non sapere, ad esempio”
da Polvere- Carlo Bordini

“Adorabile strega, ti piace chi è dannato?”
da L’ Irreparabile- Charles Baudelaire

“e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni”
da Sulla morte non esagerare- Wislawa Szymborska

“ a male tu avesti la mia fuggita”
da Omaggio a Michelangelo- Edoardo Zanzotto

“La tristezza che ebbe la tua gagliarda allegria”
da Anima Assente- Federico García Lorca

“si fanno sottili, a volte,”
da Qui ti amo- Pablo Neruda