Dediche: Wislawa Szymborska – A una mia poesia

Terms Most Useful in Describing Creative Works of Art (1966-68), by John Baldessari

Nel corso di quest’ultima settimana, forse più, ho seguito alcune discussioni in rete. L’argomento? poesia, critica sì e critica no, letture.
Benché mi stia avviando ad un graduale distacco riducendo allo stretto necessario la mia presenza in rete, benché stia apprezzando non poco questa lieve sensazione di oblio liberatorio, alcune discussioni, quasi a conforto che questa direzione non sia errata, le seguo volentieri tanto che qualche giorno fa ho anche cercato di scrivere un commento da lasciare ad uno dei post letti.
Terminato che lo avevo, il pomeriggio si era quasi fatto sera. Il commento era lunghissimo, spropositatamente rispetto alla sinteticità del post stesso. L’ora di cena si avvicinava e c’era la spesa ancora da fare, ho lasciato la pagina word lì com’era e sono uscita portandomi nella testa quanto avevo lì scritto.
Mi è bastata una rampa di scale e già tutto quell’argomentare mi è sembrato fragorosamente inutile, approssimato nonostante la lunghezza, è più lo ripassavo nella mente più mi convincevo della sua inutilità, perché ciò che si esperienza è sempre un po’ diverso da quello che si teorizza, spesso la bontà dell’una inficia quella dell’altra e viceversa, e mettere insieme le due cose non è semplice senza andare incontro a derive che, anche se prevedibili e previste, in genere mi fanno dire sfinita ok, meglio annegare. Continua a leggere “Dediche: Wislawa Szymborska – A una mia poesia”

EFFEKAPPA di Franz Krauspenhaar

 

Col nome di Nonameplace ho scritta questa mia lettura di “EFFEKAPPA” , ultima raccolta poetica di Franz Krauspenhaar. Ho pregato Franz di non rivelare che a scriverla fossi stata io. I nomi assumono un valore o un disvalore che spesso nulla hanno a che vedere con ciò che si è scritto e come questa cosa la si è scritta. Franz ha gentilmente rispettata questa mia volontà postando questa mia piccola nota su “EFFEKAPPA” sul blog collettivo  “La Poesia e Lo Spirito”  e sul suo blog  “The FK Experience” . Lo ringrazio .

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Tiziano Scarpa: La vita, non il mondo

      

                  

[…]“Un momento ancora questo: -Quanto tempo è passato!-. Ci sta bene. La gente dirà che sono un talento di tipo artigianale, che padroneggio la forma, se, come ho appena fatto, alla fine aggiungo in modo incantevole le parole con cui ho esordito.
( Robert Walser- da: Storie che danno da pensare-)

Un ipotetico sottotitolo per questo libro potrei rubarlo a Robert Walser e al suo “Storie che danno da pensare”, e non solo perché le piccole storie walseriane richiamano il contenitore delle mille battute in cui Scarpa riversa e contiene la sue, ma soprattutto per l’angolazione da cui queste storie vengono lasciate scorrere allo sguardo del lettore. Come Walser, anche Scarpa si pone come osservatore di una micro-quotidianità che aleggia ed esiste come polvere sottile per brevi attimi prima di cadere in terra ed essere inglobata nel tessuto dell’esistenza. Continua a leggere “Tiziano Scarpa: La vita, non il mondo”

Stabat Mater : Tiziano Scarpa

“Signora Madre, è notte fonda, mi sono alzata e sono venuta a scrivervi”.
L’incipit di “Stabat Mater” è perfetto. Con tredici parole l’autore introduce il lettore a quelli che saranno gli elementi strutturali su cui il romanzo è costruito: un Io narrante femminile, la condizione in cui questo personaggio si muoverà,  che è quella del buio della notte piena e degli ambienti, la forma che il personaggio userà per narrare e narrarsi,  quella epistolare. Inoltre il “Signora Madre” e il voi con cui la voce narrante alla madre si rivolge  indicano un contesto temporale non contemporaneo, così come il linguaggio semplice lascia intuire che a scrivere la missiva è una giovane donna, la cui inquietudine è presto svelata. “ Tanto per cambiare anche stanotte l’angoscia mi ha preso d’assalto”. Così prosegue in quella che sarà la prima delle lettere che andranno a susseguirsi , e  che saranno così strettamente legate l’una alle altre tanto da tradursi quasi in una unica lunga missiva. Continua a leggere “Stabat Mater : Tiziano Scarpa”

Francesco Forlani : Autoreverse

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Io in una camera d’albergo ci sono nata. La numero 16. E sotto c’era il mare. Mi è sempre piaciuto pensare che l’appuntamento fra quell’evento insolito e il mare avesse un significato, che in qualche modo dovesse incidere sul corso della mia esistenza,o forse che la mia stessa esistenza potesse essere la ricerca di quel senso. Ma questo ancora non lo so. Ora quella camera è un ristorantino dal romantico nome “Rendez-vous”. Appuntamento. Anche “Autoreverse” di Francesco Forlani sembra segnato dagli incontri. Continua a leggere “Francesco Forlani : Autoreverse”

Tom McCarthy: Déjà vu

 

È che a volte entro in libreria come un bambino entra in un negozio di giocattoli. Mi aggiro fra gli scaffali senza sapere quale libro prima o poi mi conquisterà. A volte vi entro con un’idea ben chiara, non c’è tempo di attesa. Con piglio deciso cerco il libro fra i tanti. Quando ne sento poi il peso nella bustina ho dentro una sorta di soddisfazione accompagnata però da una sottile delusione: è come se ad un primo incontro si saltasse subito al sesso in una prospettiva d’innamoramento privata della dolcezza del corteggiamento. Continua a leggere “Tom McCarthy: Déjà vu”

Patrimonio: Roth, la tazza da barba e la lista

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Philip Roth non è fra i miei autori preferiti. Ho sempre letto i suoi libri ripetendomi -è irritante – ma non sono mai riuscita a distaccarmene prima di essere giunta alla fine, e così è stato anche con “Patrimonio”.
Leggere Roth è un po’ come innamorarsi del tipo sbagliato, quello che ti fa soffrire, che spegne il telefono e sparisce per giorni, quello che ti tratta male e non sa dirti scusa, eppure tu sei lì ad accoglierlo ogni volta che ritorna e alla sua sfrontatezza non sai che opporre timidi balbettii. In qualche modo lo ami  e lo cerchi e non sai spiegarti perché. Continua a leggere “Patrimonio: Roth, la tazza da barba e la lista”