Quando scrissi la poesia “Ans(i)a” intendevo proprio questo: parlare della nostra, la mia capacità di fagocitare la notizia, di digerirla. Per quanta sofferenza ci sia stata, per quanto ci abbia inorridito il terribile il gioco del destino che ha salvato alcuni, ammazzato altri nello spazio di poche pietre, per quanto i paesi, le città ci siano sembrati feriti a morte da una furia incontrollata, tutto tutto sembra poi sfuggire.
E quando tutto è stato anche scarnificato fino all’osso, quando morte, rovine, e smarrimento hanno esaurito il loro compito di dimostrare a noi stessi che siamo ancora capaci di provare qualche sentimento, si spengono le luci, e quella che fu ans(i)a da prima pagina diventa cronaca locale.
Ma L’Aquila e suoi paesi d’intorno sono ancora lì. Continua a leggere “Alice nelle città”