Photographie

L’occhio dell’uomo è sul mirino. Il mirino, attraverso il complesso gioco delle lenti all’interno dell’obiettivo la cui ghiera l’uomo sta facendo ruotare molto lentamente, sta mettendo a fuoco una porzione di una stanza: vi sono un letto e una parete. Il letto è accostato alla parete. I due elementi incorniciati dal focus dell’obbiettivo appaiono come isolati da tutto il resto, tanto che le loro dimensioni sembrano quasi sfuggire a quelle reali riducendole a quelle che potrebbero essere contenute da una tana. Ma quello è il letto dell’uomo. Quelle sono le sue lenzuola. La parete è nuda. Anche l’uomo è nudo. Il risveglio l’ha colto nella stessa afa madida della controra che opprimeva la stanza quando aveva cercato allora di lenirne il fuoco col fresco delle lenzuola sulla nudità del corpo.
Una volta steso sulla schiena, il peso dell’aria e la luce molle proveniente dall’unica finestra e che neanche le tende pesanti riuscivano a trattenere, lo avevano fatto sprofondare in un torpore allucinato e senza tempo. Immobile, con le mani poggiate l’una sull’altra sul sesso, l’uomo ne aveva raccolti gli impercettibili movimenti che erano come quelli dei bambini quando sono presi dall’angustia di stare fermi.

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A great day in Harlem: 1958

La foto è una di quelle che non puoi non amare al primo sguardo. Forse perché le foto di gruppo mi fanno pensare sempre ad un’invisibile ma potente sinergia fra gli elementi. Mi fanno pensare che fra quelle persone ci sia qualcosa di forte che le tiene insieme, le lega indissolubilmente. Qualcosa che messo lì, mentre sono gomito a gomito, le rende quasi invincibili e certamente uniche.
Questa foto la amo anche prima di sapere che quel gruppo riunisce in un solo scatto i grandi del jazz o quelli che lo diventeranno di lì a poco. Anche se molti di loro non li conosco né nei visi e tantomeno nei nomi. Anche prima di sapere che quella foto rappresenta invece un momento storico nella storia della musica , quella di cui ne conosco a malapena poche righe.

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Walter Rosenblum: zoom sulla Bellezza

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È stato poco più di un anno fa che un amico mi ha chiesto di dargli una mano nella traduzione del sito di Walter Rosenblum, ed è stato così che  ho ripercorso a grandi linee la vita e l’attività di questo fotografo che non conoscevo fino ad allora. Ma come  accade a volte, finita la traduzione, di tutto quanto mi era rimasto solo qualcosa riposto in qualche meandro della mente.
È stato poi del tutto fortuito che qualche giorno fa io abbia imboccato Via Zebedia invece della traversa che di solito percorro per deviare da Corso Italia verso Via Torino a Milano.

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