Tag: città
Senza titolo #5
Senza titolo #7
Pioverà. Perché è questo che accade
quando ogni fine sfuma nella fine.
Pioverà come è nella tradizione
come quando muoiono gli eroi.
Il cielo farà una giravolta
un salto mortale e il cuore della terra
smetterà di battere,
una finestra farà un ultimo saluto
agitandosi nel vento poi si chiuderà di colpo
al peso della prima goccia
il verde delle foglie evaporerà nell’aria
il mare si farà infinito
e non sapremo più in quale posto andare
né cos’altro dire.
E allora pioverà. Pioverà per sempre.
Senza titolo # 14
poi si dimentica senza più la paura di dimenticare
come quando si sa
che ormai è inutile cambiare l’acqua ai fiori
e nell’aria c’è un resto di odore
che non commuove
e che assorbe anche il creparsi dei colori
si dimentica
si dimentica la chiara assenza della voce
tappando le fessure con un altro futuro a farci compagnia
e si fa l’inverno sul nudo delle caviglie
con lo schizzo di una pozzanghera senza il gelo dell’asfalto
si dimentica tutto
anche il suono che c’è nelle strade
quando stiamo vicini a dirci il niente delle parole
come un noi riflesso dal riflesso delle vetrine
Senza titolo # 22
ho gli occhi che mi bruciano a furia di cercarti
e perfino queste quattro strade messe in croce
mi sembrano infinite e non mi porteranno a niente
cammino sotto i muri come una ladra
e perdo frammenti delle dita ogni volta
che mi sembra che in una crepa di un mattone
si nasconda una carezza tua non ancora svanita
ho perso la mia ombra a furia di cercarti
e anch’io svanisco a poco a poco
Senza titolo #12
Senza titolo #3
fra le gocce dei fari, le automobili
la strada e il silenzio delle insegne
fu il pensiero di quell’unica carezza,
fu quel moto di rivoluzione
quel segno d’indipendenza
della tua mano sulla mia guancia
a salvarmi quella sera
dall’affogare nell’asfalto,
e quell’estro sfuggito chissà come dalle tue dita
avrei potuto anche -forse- chiamarlo amore
se avessi imparato come si nuota nelle città
Una poesia metropolitana
A volte vorrei avere una città dove stare. Una qualunque.
Immensa, un rebus di cemento. Una città rompicapo
che prema sulle mie tempie. Vorrei averla quando qui piove
ed è notte. Come oggi. Come ora. Gli aghi dei mille palazzi.
Il filo teso dell’asfalto. Un nodo che attanaglia dietro le finestre.
E la mia ombra che si frantuma nelle pozzanghere,
sotto le ruote delle macchine. Di questa pioggia ne farei
una poesia metropolitana, un tram che arriva al capolinea,
lo stesso rumore come se non ci fosse nessuna luce
d’aspettare né un buio da salvare. La farei dura, violenta,
senza respiro, amara e corrosiva. Come del sesso fatto in fretta,
e che si ribella, e stride quando tocca il fondo così tutti possono sentirla.
Le farei cantare come un ubriaco una canzone sconcia, e dire chissenefrega
con arroganza a chiunque si lamenti. E le farei urlare la solitudine
nelle luci delle vetrine. E sputare in terra tutta la rabbia
tutta la delusione. Invece sono qui che guardo il mare
e la pioggia impotente che finisce nel suo vuoto.
È vetro sottile che si rompe. È acqua nell’acqua
senza un malocchio da sciogliere, senza un suono che la maledica,
senza un tempo che la ricordi come era prima di svanire
e che neanche sa quanto mi somiglia
questa notte questa pioggia questa poesia
Bologna
quella volta che c’arrivo
è dopo
e s’è fatto già in un settembre,
bruno, acre come di fuoco acceso
pulito
come se fosse di nessuno.
L’approssimarsi alla stazione
è un silenzio inutile
che sbatte contro la vena viva.
Il piede quando tocca terra
ha un rumore pieno, malgrado tutto osceno e denso
come di corpo intero.
Lo sguardo è di giullare
suona tutti i giorni che arrivano scanditi
uno ad uno negli annunci dei ritardi.
Mille attimi ?
Mille attimi
riflessi nel varco degli ultimi gesti insignificanti,
invisibili e fermi
come un vuoto scoperchiato all’improvviso.
Lo attraverso in fretta.
L’ordine dentro le valigie ha un bagliore,
un colore come di metallo fuso
nitido
come un giorno che sa di essere ancora un giorno