Quanto più bello sarebbe il mio corpo fermo
la schiena che disegna geometrie di pieghe e
oscure grafie di segni sul cuscino
senza strategie né pensieri.
Puntare pigramente con lo sguardo il Paul Verà sulla parete
assecondare mollemente la sua astuzia
di abbandonare ad altri, alla bonheur il fare del tempo, e allora
quanto più bello sarebbe amarti
solo nel volo del respiro
come un’ape pigra
essere dell’amore e della poesia
il controsenso e, senza energia animale,
starmene nell’approssimazione delle intenzioni
essere il vizio sdraiato nell’indefinito, la massa sul margine
di una particella elementare, essere il prima prima del poi
la calma, prima del vagolare dei protoni, prima del caos,
prima delle stelle
prima del big bang dei pianeti dei buchi neri
essere Pangea, la stasi
prima della deriva, prima di qualsiasi incontro
essere ancor prima della dimensione inesplorata delle stringhe e allora
quanto più bello sarebbe scriverti questa poesia
– domani–
respirarla ora soltanto nell’inerzia che arriva nei polmoni
come aria ferma
–domani–
starmene immobile
nel prima del sopravvivere al disastro di quello che di te oggi rimane
E’ sempre bellissimo leggerti.
Grazie Massimiliano!