Ho un conto lasciato aperto
un debito insoluto
avrei dovuto farne un museo di quelle quattro mura
avrei dovuto lasciare note sulle pareti
illuminate dall’eternità di piccole luci – la notte senza il buio,
la finestra di un inverno, fuori di qui la scheggia inutile dell’universo-
cose così
brevi ed oscure
e la gente entrando avrebbe subito compreso
che qui l’amore non aveva avuto vie di fuga
ora quando di sera alzo lo sguardo
verso le sue cornici di adesso
anodizzate,
dorate, come se fossero sempre in festa
dietro la banalità delle tendine inamidate
c’è l’arroganza di una luce che non mi so spiegare
– come fa ad esserci ancora vita
– dopo il finito di tanto amore? –