Ecco che appare la luce, alla mia età si esige l’attesa
o intrattenere il tempo: un semplice oh! ah! è sufficiente
poi a smateriare ogni minimo suono
mi bastano le tante dimenticanze: dimentico di scrivere
ma poi cerco il foglio come se fosse stato vero
come se fosse vero dire il nuovo modo
dello sguardo mentre lo sguardo avanza: la linea bianca, ad esempio,
sui basalti
le fughe incrostate dove ogni cosa dimenticata cade,
dove ogni cosa cade dimenticata, la pietra
e la poca erba tenace
in una città che arde sotto un accenno di pioggia e
così dimentico anche la vertigine che mi dà il movimento e
l’affanno di annotare la cronaca del mio respiro – ma
questo non ha nulla a che fare col corpo-
ma posso dire corpo, o nominarne solo pezzi
un buco un vuoto una bocca
mostrarmi
in una pregevole infinita combinazione numerica
e allinearmi al quando
al dopo
ma questa luce non ha nulla a che fare col corpo
se non nella sua prevedibile storia di donna
questa luce viene
e trabocca dai tetti e come ambra mi copre
d’immobile eterno rattrappita nel volo, in ogni caso.