22.30. Qui
come in una sala d’attesa
di una stazione,
nell’immobile sagoma
che disegno
sono
una lancetta ferma
nel work-in-progress del futuro.
Lo sento
distintamente
il passare del tempo
sulla mia faccia
l’impalpabile caduta
dei minuti
un pulviscolo di me
che scivola lento
tra-
fori d’aria
fino in terra
a fare l’ultimo inutile
amore disperato
alle suole delle scarpe.
22.35. Qui…