Ecco, sono esaurite tutte le parole belle
e anche tutte le teorie e l ‘ora pro nobis
allo schianto del corpo quando s’apre,
e il balbettare della semantica a fior di pelle.
La bocca è in un cerchio chiuso e muto
senza più ferite da causticare agli orli,
senza piaghe assorte all’aria,
alla polvere del mondo.
Ma è che ora piove, piove sull’uso del mare
sul cancellare senza rima del tempo
un tic-tic, come di un verso omesso,
[
]
e poi sarà già domani.
Cosa resterà di questa poesia
se non l’angustia del rimanere?
geniale poesia nonostante l’esaurimento di parole, ecco, la poesia, quella senza tempo, ha questo di bello: resta perenne come i morti, come ogni orizzonte
grazie per aver lasciato un tuo commento.
sì, la vera poesia attraversa il tempo, e forse è questa consapevolezza che mi porta a prendere le distanze da quella che scrivo.la scrivo e la rinnego e la scrivo e la rinnego…
mi ha fatto piacere rileggerti.
grazie ancora
lisa
A parte tutta la lirica, che mi pare davvero valida, quel vuoto, quella pausa tra quadre, quello spazio bianco mi piace. Una punta di benevola invidia… :)
ciao
Apo
sì, a volte sono convinta che nonostante ci si sforzi, più o meno onestamente, gran parte delle cose finiscano lì, fra quelle parentesi quadre.
grazie sia della lettura sia per questa tua visita qui.
ne sono contenta.
a rileggerti
lisa